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Stele antropomorfe

Stele antropomorfe


Le pietre erano state ritrovate scavando, dai contadini e usate a fine dell'800, come «totem» protettivi nei pali di testa delle vigne, negli anni in cui la fillossera aveva sconvolto e messo in ginocchio la viticoltura piemontese.
L'antropologo Piercarlo Grimaldi ha ricostruito la storia delle due divinità vate.Il maschio ha forma fallica e rappresenta la potenza e la viri- Hta. La femmina, dal ventre leggermente arrotondato, rappresenta la donna incinta, simbolo della fertilità e del futuro. Negli anni la divinità femminile scomparve: di lei restano fotografie e ricordi degli anziani. Così, a distanza di tempo, lo scultore vesimese Ferdinando Gallo, ha riunito la coppia, lavorando un blocco di arenaria antico di 30 mila anni. Figure dai volti assorti, come se guardassero lontano, che in piccolo ricordano i Mohai dell'isola di Pasqua. «Vigilano silenziosi sui raccolti - ha spiegato con espressioni poetiche Piercarlo Grimaldi alla conferenza di Terra Madre - anzi li favoriscono, grazie all'idea di fertilità, che viene dalla statua femminile incinta». «Le due sculture - annota ancora il regista Luciano Nattino, che ha collaborate con Grimaldi - per la loro intensa carica simbolica, si candidano a rappresentare l'identità delle terre piemontesi del vino, un'icona autorevole per promuovere e identificare le più importanti occasioni, anche internazionali, di presenza e di valorizzazione del territorio regionale e dei suoi principali prodotti tipici».